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Territorio

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Carpineto Romano è un Borgo incastonato tra i Monti Lepini. Il centro abitato si snoda su due colline alle pendici di Monte Capreo (1421 m s.l.m.), sulla cui sommità, Papa Leone XIII, originario di Carpineto Romano, fece porre una croce commemorativa nel 1901. Importante è la sua storia - la storia antica, legata ai Volsci; medievale, legata ai Caetani, la famiglia di Papa Bonifacio VIII e, poi, alla Famiglia Pecci; moderna, con Papa Leone XIII e, poi, con i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, le marocchinate e la ricostruzione - testimoniata da una architettura e un impianto urbano interessanti, significanti, pregevoli. Il suo territorio è composto da catene montuose che hanno nei 1536 metri del Monte Semprevisa la loro cima più elevata. Come tutto il resto del comprensorio lepino, il territorio è interessato da fenomeni carsici di notevole interesse speleologico. Tra i boschi di faggio non è raro imbattersi in doline (che nel dialetto locale vengono chiamate "ousi") e grotte tra le più profonde di tutta l'Italia Centrale. Il Comune di Carpineto Romano con le sue 264 grotte, è il comune del Lazio con il maggior numero di cavità. A maggio 2011 sono inserite a catasto 1858 grotte. 

 

 

Il Borgo

il Borgo di Carpineto Romano conserva il suo impianto medievale. Passeggiando tra le vie del borgo, si incontrano le numerose chiese tra cui la Chiesa Collegiata del Sacro Cuore, la Chiesa di San Pietro Apostolo con annesso il convento, la Chiesa di Sant’Agostino e il convento, la Chiesa di San Leone Magno, la Chiesa di Santa Maria del Popolo, la Chiesa di San Sebastiano.


Oltre ai luoghi di culto, già citati, di grande rilevanza storica e architettonica è Palazzo Pecci, edificato tra il XII e il XVIII secolo, casa natale del cittadino più illustre, Papa Leone XIII. Di linea elegante e austera, l’edificio è situato nella parte detta Dammonte del borgo. Nonostante i numerosi lavori eseguiti dall’architetto Augusto Bonanni, la costruzione conserva ancora le caratteristiche tipiche dei palazzi italiani sorti tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo. La parte esposta a nord è medievale, come porzione dell’antico Castello De Ceccano.


La Torre Campanaria, parte integrante di un complesso urbanistico militare, già appartenuta ai Domini Campanini De Ceccano, nel XIII secolo, è la parte pù elevata del castrum medievale, costituito da mura poderose, torre campanaria e palazzo comitale; nel secolo XVI venne posto un orologio, opera di mastro Cesare da Subiaco e nel secolo XVII una mostra in maiolica. 

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Sotto la torre, sul dirupo, è il Palazzo degli Aldobrandini, preceduto da un ampio giardino ornato da piante secolari. Durante il XVII secolo, Palazzo Aldobrandini era corte e sede del potere baronale del ducato di Carpineto (in esso vi fu trascritto l’atto di pace tra Carpineto e le vicine comunità di Bassiano, Sezze e Norma nel 1477). Il Palazzo, oggi di proprietà comunale, consta di diversi ambienti, molto rimaneggianti, che ospitano il Museo Reggia Dei Volsci.
Due fontane monumentali, con mostra artistica, dello scultore siciliano Michele Tripisciano, da cui prendono il nome, vennero realizzate nel 1890, in occasione dell’inaugurazione dell’acquedotto del Monte Carpino, voluto da Papa Leone XIII, per portare l’acqua a Carpineto Romano. La prima, in Piazza Giuseppe Pecci, di fronte a Palazzo Pecci, presenta un frontespizio con stemma pontificio ed un bacino con tre delfini attorcigliati, a ricevere acqua da un mascherone. Nella parte centrale, una lastra marmorea in squisiti distici latini racconta i benefici dell’acqua del Monte Carpino, mentre lontano si odono rumori di guerra (velata allusione ai problemi europei di fine secolo XIX). La seconda, in Piazza Regina Margherita, presenta un elegante frontespizio oblungo nel cui mezzo resta incorniciata una lapide marmorea con distici elegiaci del pontefice. Ai lati della mostra scendono due delfini che versano acqua su due coppe sorrette da telamoni pesciformi, e, al centro, un’altra coppa riceve acqua dalla bocca di un leone. Le tre coppe, a loro volta, versano l’acqua su un grandioso bacino. 


https://www.carpinetoromano.it/home/esplorare/storia-ed-arte/storia-conoscere-le-origini/

Monte Semprevisa

Monte Semprevisa, in Comune di Carpineto Romano, confina a nord e nord-ovest con i monti Caprea e Ardicara, a est con il Monte la Croce, a sud con il territorio del comune di Bassiano e le propaggini minori della catena principale dei Lepini (M. Rotondilio, M. Fulcino, M. Forcino), a sud-ovest con il pianoro carsico di Camporosello.


Dalla cima e dalle creste più alte si ha una vista sulla gran parte dell'Agro Pontino: il gruppo dei Monti Ausoni, il promontorio del Circeo, la città di Latina, i laghi costieri, le Isole Ponziane, Ischia. Dall’altro versante sono riconoscibili cime dell’appennino abruzzese, come il monte Velino.


•    Geologia - Composto da rocce calcaree, come tutti i Lepini, il Monte Semprevisa è interessato da fenomeni di dissoluzione carsica, il più interessante dei quali è l'Abisso Consolini, una grotta originata da carsismo sita poco a sud-est della vetta.


•    Vie di salita - Gli itinerari di salita sono molteplici, facilmente accessibili da più punti e segnati dai percorsi del Club Alpino Italiano, tra cui il sentiero 710, intitolato all'alpinista Daniele Nardi, che era solito recarsi sulla cima della Semprevisa. La via più breve procede da Bassiano lungo la strada per Camporosello, che è possibile tagliare con una scorciatoia che passa accanto ad alcune opere

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 idriche; da Camporosello si sale fino alla sella della Semprevisa e di qui, attraverso una faggeta (seguire attentamente i segni perché è molto facile perdersi), fino alla vetta (2 ore e mezza da Bassiano).
Molto suggestivi sono i sentieri dal versante opposto. Da Carpineto Romano, è possibile salire attraverso il Pian della Faggeta e l'Acqua Mezzavalle, oppure dal Piano dell'Erdigheta.


Da Roccagorga, infine, si raggiunge la Semprevisa attraverso un lungo itinerario che tocca la Fonte dell'Arco, l'eremo di Sant'Erasmo e la cima del Monte Erdigheta.


•    Strutture montane - Rifugio Autogestito Liberamonte, vista esterna. La segnaletica del CAI è presente nella sola indicazione dei sentieri, senza ulteriori informazioni in merito alle tappe degli itinerari o ai tempi di percorrenza. Lungo l'itinerario di salita del versante di Bassiano si può trovare, a quota 1052 m, un vecchio rifugio di montagna: abbandonato fino al 2 maggio 2009, è stato battezzato da un gruppo di volontari Rifugio Autogestito Liberamonte.

La struttura è dotata di camino, suppellettili, stoviglie e riserva di legna, mantenuta dagli stessi ospiti del rifugio.


(https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Semprevisa)
 

Pian della Faggeta

Pian della Faggeta è l’anticamera dei Monti Lepini.

Gli escursionisti vi lasciano l’auto per avviarsi sui sentieri che salgono alle panoramiche cime della Semprevisa, dell’Erdigheta e del Capreo. Gli speleologi si rivestono delle tute, si armano di fari, corde e ferraglia, e vanno a infilarsi in una delle duecento grotte nei dintorni. 

 

I botanici e i naturalisti, muniti di fotocamere, vanno alla scoperta delle orchidee che fioriscono nella prateria. Ma il pianoro è anche un quartiere in quota dei paesi vicini. 

 

Villette, rustici, case di legno, baracche, recinti ospitano gli appassionati del weekend che si dedicano agli orti e alle grigliate o gli allevatori che si occupano di piccoli e grandi animali. Insieme ai pianori di Segni, di Montelanico e Camporosello, il Pian della Faggeta caratterizza la catena occidentale dei monti Lepini sotto il segno del carsismo: raccoglie le acque piovane, frutto dei frequenti temporali provocati dalla vicinanza del mare, le inghiotte in doline e pertugi e, dopo un percorso sotterraneo, le fa riemergere a Ninfa. 

 

A tutti questi motivi d’interesse il piano aggiunge i percorsi archeologici delle capanne di pietra e degli insediamenti agro-pastorali utilizzati fino alla metà del Novecento.

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Itinerario - Il percorso archeologico delle capanne lepine è breve. Si lascia la tranquilla sterrata (segnata con le bandierine bianco-rosse del sentiero Cai numero 8) che traversa la valle in direzione sud e ci si inoltra sui primi pendii che delimitano la valle a oriente. Il paesaggio è segnato dall’alternarsi di valloncelli e di costoloni rocciosi e dalla presenza di piccole conche e doline carsiche.


Insediamento agro-pastorale - Su questi pendii si sono trasferiti per lungo tempo i pastori di Carpineto Romano. Seguendo i ritmi stagionali della transumanza verticale, i pastori vi hanno edificato rustiche abitazioni capaci di accogliere anche le loro famiglie, e vi hanno sviluppato le micro-attività economiche per la sussistenza, l’auto-consumo, l’artigianato e il piccolo commercio. 

Oggi ne possiamo vedere ancora le reliquie. Traversiamo in successione piccoli insediamenti familiari formati da capanne di pietra, recinti per animali, aree pascolive, piccoli orti e depositi. La grande disponibilità di pietre in loco ha favorito l’edificazione di manufatti. La prima esigenza vitale in ambiente carsico è ovviamente quella dell’acqua. Sono così visibili numerosi pozzi distribuiti nelle zone più basse.

 

 Il Pozzo Comune è il più grande e declina nello stesso nome la sua funzione di servizio a tutto l’insediamento, dotato com’è di una vasca per l’abbeverata degli animali.

Altri pozzi sono dotati di rilievi di protezione, di strutture per il sollevamento dell’acqua e di coperture anti-inquinamento. Il passaggio da un fondo all’altro è segnato dai muretti di confine. 

Queste barriere più che una funzione di confine delle proprietà (le terre erano demaniali e venivano date in fitto) avevano il compito di impedire l’invasione distruttiva del bestiame al pascolo.

 Le opere più ingegnose sono i terrazzamenti e i muretti di contenimento.

 I muretti servivano a proteggere i preziosi fazzoletti di terra dal dilavamento e dagli smottamenti e a consentirvi la coltivazione di mais e cereali di montagna, dei prodotti dell’orto e degli alberi da frutto. 

 

Ciascun insediamento è poi dotato di uno stazzo: si tratta di un recinto di pietra nel quale di notte veniva ricondotto e custodito il gregge di pecore o di capre, con un varco destinato alla mungitura. Si osservano infine le opere più caratteristiche: le capanne di forma tonda, ovale o quadrata, utilizzate dal pastore e dalla sua famiglia per dormire, mangiare e per tutte le attività domestiche. Le coperture vegetali e i tetti di legno sono scomparsi. Ma gli spessi muri di pietra che ne costituiscono le basi sono ancora ottimamente conservati. Il focolare, i fori per le traverse dei letti, i ripostigli scavati nei fianchi, riescono ancora a emozionare. A fianco delle capanne abitate sorgono spesso capanne di servizio per tutte le attività complementari. Di giorno il pastore portava in quota il suo gregge, mentre i familiari accudivano i piccoli animali, si occupavano dell’orto, cucinavano o andavano per mercati a vendere i propri prodotti. La sera ci si ritrovava tutti intorno al focolare.


http://www.camminarenellastoria.it/index/pie_it_La_5_Faggeta.html